mercoledì 29 dicembre 2010

Storia di una partita "Imperfetta"

Con l'aiuto del Corriere della sera.it, raccontiamo una storia Perfetta di una partita imperfetta

Baseball USA, un errore dell'arbitro cancella la "partita perfetta"
Una svista ha negato al lanciatore dei Detroit l'impresa di aver eliminato tutti

Armando Galarraga, lanciatore dei Detroit Tigers, mercoledì 2 giugno era a un passo dalla Storia. Non è un modo di dire. Aveva già eliminato 26 battitori dei Cleveland Indians e, con due strikes in tasca, era arrivato all’ultimo lancio per il perfect game, la partita perfetta, quella in cui il pitcher elimina tutti senza subire battute valide, un evento verificatosi solo 20 volte in oltre 100 anni di storia della Major League e che sarebbe stato il primo nella storia delle Tigri, iniziata nel 1894. E il lancio aveva funzionato: sulla battuta di Jason Donald, Cabrera aveva raccolto palla e lanciato proprio su Gallaraga scattato in prima base a eliminare Donald, che infatti pareva essere arrivato in ritardo, out. Pareva. Perché incredibilmente l’arbitro Jim Joyce ha gridato “salvo!”, tra la disperazione di tutto lo stadio e pure di Donald, l’avversario. Significava infatti che il giocatore di Cleveland non era out ma restava in prima base è che il perfect game del povero Galarraga era svanito. Esploso sul più bello come il pallone di chewing gum di un bambino.

L'ERRORE - Poco dopo il replay delle tv avrebbe confermato che la decisione dell’arbitro era sbagliata, e non di poco. Un erroraccio, insomma, tanto più sorprendente perché arrivato da un professionista con 25 anni di carriera alle spalle. Più che un errore, insomma, si è trattato, come hanno detto in molti, della «più assurda ingiustizia nella storia del baseball».
Successo questo, sono accadute diverse cose interessanti, tutte molto americane e impensabili secondo il nostro modo di concepire lo sport.

LA REAZIONE - La prima è la reazione di Galarraga: poco dopo che Joyce gli aveva negato la gioia più grande della vita, quella per cui lui, lanciatore venezuelano di 28 anni mai stato fra i top del grande baseball, sarebbe entrato nella leggenda, Armando ha sorriso. Avete capito bene: sorriso. Nessuna polemica. Nessun teatro. Nessuna testata all’arbitro e, incredibilmente, neanche uno sputo. Solo un sorriso a metà fra “Ehi sei sicuro?” e “Non ci credo”. Infuriati invece erano il suo manager, Jim Leyland, e i tifosi del Comerica Park. Tra Leyland e l’arbitro c’è stato un scontro verbale duro ma civile, poi la faccenda è finita lì. I tifosi si sono limitati a dei “booo”. Nessun motorino è volato in campo. Nessun ultrà dei Tigers (che poi non esistono) ha accoltellato nessuno. La partita è proseguita con Gallaraga che ha eliminato il successivo battitore e i Tigers che hanno vinto 3-0, peraltro senza alcuna esultanza. Nelle interviste post-partita, poi, Galarraga ha semplicemente detto di non essere del tutto sicuro della decisione, ma di essere comunque fiero della propria partita. Quanto a Joyce, “andrò a dirgli di non preoccuparsi, capita di sbagliare nella vita”.

L'AMMISSIONE - La seconda cosa è che, visto il replay, l’arbitro ha riconosciuto pubblicamente il proprio errore, sia dopo il match che nelle trasmissioni del giorno dopo. Non è una novità in America, dove chi sbaglia è più abituato ad ammetterlo di quanto accada qui. «Sì, gli ho tolto un perfect game - ha detto l’arbitro disperato – eppure ero perfettamente cosciente dell’importanza del momento prima del lancio. Ho il morale sotto i tacchi». E la consapevolezza che la sua vita sarà per sempre marchiata da questo sbaglio.

LA RICHIESTA - La terza cosa è che presso tifosi e media si è subito scatenata la richiesta di “maggiore moviola in campo”. Questo accade anche da noi, ma là la situazione è ben diversa perché il baseball utilizza già la moviola durante i match, anche se solo per i casi di fuoricampo controversi. Il commissioner della Mlb, Bud Selig (mai stato un grande sostenitore della moviola in campo) ha escluso di poter intervenire per modificare l’esito del match ma, con una prontezza e una disponibilità che Sepp Blatter e Michel Platini si sognano, ha dichiarato: «Dobbiamo sicuramente migliorare il nostro sistema di utilizzo dei replay durante il match. Certi errori possono capitare, ma vanno limitati». Lì, insomma, nessuno si sogna di dire che l’imperfezione è il “bello” del baseball. Casomai è “parte” del baseball e, dove si può, va limitata. Un concetto agli antipodi di quello esposto, con arroganza e cinico interesse (“Così si parla di più del calcio…”) da Blatter dopo il clamoroso fallo di mano di Henry che ha qualificato al Mondiale 2010 la Francia a danno dell’Irlanda di Trapattoni.

L'INSEGNAMENTO - La quarta e ultima cosa - la più commovente e istruttiva per noi che invece siamo ancora disposti a picchiarci per il gol annullato a Turone nel Paleolitico o il fallo di Iuliano su Ronaldo nel Medioevo, invocando complotti, furti e venti del Nord o del Sud a seconda della convenienza - è stato l’incontro il giorno dopo, dei due protagonisti sul luogo del delitto (nel baseball Usa si gioca tutti i giorni e la stessa partita si replica per più giorni di fila). L’arbitro è entrato in campo fra gli applausi dello stadio, trattenendo a stento le lacrime. Galarraga si è avvicinato per la rituale consegna delle formazioni agli arbitri e gli ha stretto la mano, Joyce gli ha dato una pacca sulla spalla e Gallaraga è tornato in panchina. Con una Chevrolet in più (gliel’ha regalata comunque la General Motors per la sua impresa “imperfetta”) e con la morte nel cuore, ma pure con chiaro in testa il senso della convivenza sportiva e forse della vita: di perfetto può esistere un match, non certo un uomo.

Nessun commento:

Posta un commento