mercoledì 2 febbraio 2011

2 chiacchere con ...

Matteo Galeotti (nato a Ravenna il 18/12/1981) lanciatore destro della prima squadra,

Ciao Matteo, parlaci di come ti sei avvicinato al Baseball
Ho iniziato come tutti i ragazzini giocando a calcio, poi trascinato da due vicini di casa ho iniziato a giocare a baseball all’età di 8 anni, sono perciò un prodotto del vivaio del Godo.
Anno 1999, è per te un anno importante…. Raccontaci
Si, è l’anno che con la categoria Juniores sono diventato campione d’Italia, contro tutti i pronostici, infatti il Godo non era certo una delle squadre favorite, ma lo era una squadra Parmense.
Di quella ultima splendida giornata di campionato, sono ancora vivi i ricordi … soprattutto quelli di contorno, i pulmino dei tifosi che ha seguito la squadra in trasferta, la festa già preparata dal Collecchio. E poi l’adrenalina che c’era in campo la voglia di vincere, tanto da permettere ai nostri atleti di stracciare la squadra favorita e di vincere trionfalmente lo scudetto.
E nella tua carriera c’è un'altra tappa fondamentale, ma non solo per te, ma anche per tutti i tifosi del Godo, il passaggio in IBL1
La stagione che ha portato alla promozione dalla seria A2 all’IBL è tutta da ricordare, una magica stagione dove tutto era girato per il verso giusto, la campagna acquisti degli oriundi era stata indovinata, il miglior giocatore per il giusto ruolo, e tra i giocatori si era creato affiatamento e aggregazione, le carte vincenti per portare il piccolo grande Godo dalla serie A2 all’IBL
Forse il baseball, come pochi altri sport, se non ad alti livelli, mette in relazione persone con diverse culture e lingue, a te cosa ti ha insegnato questa multiculturalità
Effettivamente la frequentazione con giocatori stranieri, soprattutto americani, mi ha dato la possibilità di imparare molto bene la lingua inglese, e questo nella vita è un vero valore aggiunto, ma ho avuto anche modo di conoscere altri stili di vita, e la cosa che più mi fa pensare è come per  gli americani lo sport sia una cosa importante e fondamentale nella crescita personale di un individuo e come gli stessi lo mettano, davanti alle mille distrazioni tipiche degli adolescenti, al contrario di come invece lo pensiamo e lo viviamo noi.
C’è un rimpianto?
Si, col senno di poi ….. si Grazie a Christian Mura ho avuto la possibilità di stare in America per 3 settimane insieme a  Tanesini, e di partecipare ai tryout, e ma non solo … eravamo stati anche convocati nella rosa dei 21 … ma purtroppo non ha colto l’occasione di poter giocare in una squadra Americana …l’incoscienza della adolescenza .

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